Gli impianti antincendio a schiuma sono tra i più affidabili quando si tratta degli ambienti più a rischio. Più gli incendi sono pericolosi e difficili da spegnere, più servono impianti e attrezzature efficaci e in perfetto stato. Questi sistemi antincendio sono però anche più complessi.
Generalmente si tende a conoscere un po’ gli estintori, i primi strumenti per contrastare un principio di incendio. Sono i più diffusi e si trovano ovunque.
Ma tutti gli altri impianti? Lo so che non è il tuo lavoro e non sei tenuto a conoscerli. Ma è proprio su questo che contano i manutentori disonesti.
Arrivano in azienda, “fanno qualcosa”, poi ti fanno firmare dei fogli e ti rifilano la fattura. Condendo tutto con un mare di tecnicismi di cui non capisci nulla.
E tu annuisci, un po’ per orgoglio, perché non vuoi dimostrare la tua ignoranza. Un po’ perché vuoi chiudere la questione e non perdere altro tempo.
Ma alla fine il risultato è che non sai davvero che cosa sia stato fatto e se va davvero tutto bene. Soprattutto se si parla di impianti complessi, con aspetti idraulici ed elettrici. Magari anche interconnessi con altri.
Puoi rimanere nel dubbio, sperando che non succeda niente, ma con il perenne rischio di multe e sanzioni in caso di controllo. O, in caso di incendio, di ritrovarti con l’azienda distrutta.
Oppure puoi imparare finalmente a conoscere gli impianti e affidare la manutenzione antincendio in modo sicuro.
Oggi quindi ti spiegherò brevemente come funzionano gli impianti antincendio a schiuma.
Gli impianti antincendio a schiuma si trovano in ambienti a rischio alto. Come l’acqua, la schiuma è uno degli agenti estinguenti più usati in siti industriali, in particolare per contrastare incendi da idrocarburi.
Negli incendi da liquidi l’acqua non è adatta. Usata da sola, dirada ed estende le fiamme a causa del trasporto del combustibile per galleggiamento sull’acqua. E non è evidentemente l’effetto voluto.
Serve quindi una miscela di acqua e schiumogeno concentrato. La schiuma generata è in grado di galleggiare sulla superficie del combustibile liquido ed estinguere l’incendio per raffreddamento, eliminando i vapori.
Un impianto a schiuma usa una miscela acqua/liquido schiumogeno per soffocare gli incendi. Anche se è particolarmente efficace su alcuni tipi di materiale, si tratta comunque di un impianto di nicchia.
Si installa infatti solo per alcune attività ben specifiche, soprattutto per l’estinzione di incendi di combustibili liquidi. Anche perché il costo per la progettazione e installazione non è indifferente.
Si usa la schiuma dove l’acqua non è efficace e non riesce a estinguere l’incendio. Un impianto schiuma combina l’acqua e l’aria con un liquido schiumogeno concentrato e miscelato in determinate percentuali. L’obiettivo è creare un film isolante in grado di separare il combustibile dal comburente, estinguendo così l’incendio.
Esistono diversi tipi di liquidi schiumogeni e ognuno ha la sua denominazione:
- proteinici
- sintetici
- fluoro proteinici
- fluoro sintetici
- per alcoli
- universali
Detti così questi nomi magari non ti dicono niente. Ecco in pratica le caratteristiche principali.
Liquidi schiumogeni proteinici
Sono schiume di base, dotate di buona resistenza e stabilità ma poco scorrevoli. La loro azione è lenta ma hanno un’ottima resistenza al calore. Sono utilizzate a bassa espansione. Per incendi di prodotti petroliferi.
Liquidi schiumogeni sintetici
Sono ottenuti da tensioattivi sintetici e sostanze stabilizzanti. La schiuma prodotta è scorrevole e resistente, adatta a qualsiasi tipo di espansione (bassa, media, alta).
Per incendi di idrocarburi e liquidi infiammabili.
Liquidi schiumogeni fluoro proteinici
L’uso dei tensioattivi permette la formazione di un film liquido, fondamentale per l’efficacia dello spegnimento. Queste schiume hanno tre vantaggi: alta scorrevolezza, elevata tenuta ai vapori, stabilità chimica. L’espansione corretta è bassa e media.
Per incendi impegnativi, come su navi petrolifere e grossi serbatoi di carburante.
Liquidi schiumogeni fluoro sintetici
Sono create con tensioattivi fluorurati e sintetici. Sono dette schiume “Acqueous Film Forming Foam” (AFFF), perché in fase di drenaggio formano un film liquido che separa combustibile e comburente. Usate in bassa e media espansione.
Per incendi da soffocare con rapidità su grandi superfici.
Liquidi schiumogeni universali idonei per alcoli
Denominati AFFF AR, sono schiume universali, utilizzabili per incendi su idrocarburi e alcoli. Sono usabili sia a bassa che media espansione, su incendi di industria petrolchimica.
Il progettista sceglie lo schiumogeno giusto in base al tipo di incendio che si prevede di dover spegnere. La conoscenza delle caratteristiche delle schiume, degli impianti schiuma e delle dinamiche di spegnimento, è fondamentale in fase progettuale. Ma sicuramente lo è anche successivamente nelle fasi di sorveglianza interna e manutenzione.
Non lasciare le cose al caso ma prendi ora coscienza dello stato dei tuoi impianti, richiedi subito una consulenza gratuita.
Dopo aver fatto il punto zero potremo lavorare insieme per eliminare malfunzionamenti e anomalie che potresti avere sul tuo impianto.
Ma come si comporta esattamente la schiuma in questi impianti antincendio?
La schiuma antincendio è un aggregato di bolle ripiene d’aria e ricavata da particolari soluzioni acquose (schiumogeno puro).
La percentuale di liquido schiumogeno concentrato, addizionato alla portata d’acqua attraverso delle speciali lance, genera la schiuma che soffoca le fiamme.
La struttura della schiuma è quindi conferita dalla diversa tipologia di miscelamento acqua – aria – schiumogeno. In base alle caratteristiche proprie del concentrato di partenza e del miscelamento potremo ottenere diversi risultati. Di solito la miscelazione avviene fra il 3 e il 6%, più raramente all’1%.
Lo schiumogeno interagisce con le fiamme, separando il combustibile dal comburente e permettendo il raffreddamento.
Il tempo di drenaggio.
È il tempo richiesto perché una determinata quantità di soluzione acquosa sia drenata dalla matrice schiumogena di origine, cioè la separazione fra schiumogeno e acqua.
La resistenza termica alla riaccensione.
È la capacità della matrice schiumosa di resistere, anche per tempi prolungati, all’azione diretta delle fiamme di un incendio estinto solo parzialmente. Misura anche la resistenza alla ri-accensione durante la fase finale dell’incendio.
Il rapporto di espansione (RE).
È il rapporto tra il volume finale della schiuma espansa e il volume della soluzione schiumogena prima dell’espansione. Quindi abbiamo espansione bassa, media e alta con RE da 20 a 200. In sostanza sono i litri di schiuma che otteniamo per ogni singolo litro di schiumogeno concentrato.
Gli impianti a bassa espansione vengono usati dove c’è un basso carico di combustibile, ma dove è fondamentale la velocità di intervento. In questi casi più passa il tempo più i danni diventano esponenziali.
Nei depositi di combustibili più consistenti invece si ottiene un miglior controllo con una schiuma con rapporto espansione maggiore. Crea infatti una vera e propria “coperta” sulla zona da proteggere, allungando però i tempi di intervento.
Per gli impianti ad alta espansione il concetto cambia radicalmente. L’obiettivo è quello di avere una un saturazione volumetrica totale dell’ambiente (per esempio un hangar), togliendo ossigeno.
Bassa espansione intervento più rapido per quantità minori di materiale combustibile.
Media espansione maggiore efficacia ma minore velocità.
Alta espansione saturazione totale dell’ambiente con la schiuma.
Ogni schiumogeno deve essere abbinato al proprio erogatore e idoneo al rapporto di espansione che si vuole ottenere.
Come si ottiene il rapporto di espansione negli impianti antincendio a schiuma ?
È l’ultimo processo della catena di formazione della schiuma. Si basa sulla miscelazione dell’acqua con lo schiumogeno puro, messo poi in contatto con l’aria al momento dell’erogazione. Quindi ogni livello di espansione ha il suo tipo di ugello erogatore che permette una diversa miscelazione.
Per i sistemi di miscelazione della schiuma con aria e acqua, la tecnologia mette a disposizione diversi metodi.
- Miscelatori di linea
- Pre miscelatori a spostamento di liquido
- Miscelatori volumetrici
- Pompe volumetriche con valvole di bilanciamento
Per quanto riguarda invece i rapporti di espansione, abbiamo:
- bassa espansione : 10 litri di schiuma con 1 litro di schiumogeno
- media espansione : 100 litri di schiuma con 1 litro di schiumogeno
- alta espansione : 1000 litri di schiuma con 1 litro di schiumogeno
Gli impianti antincendio a schiuma a bassa espansione sono sistemi suddivisi in quattro classi.
FISSI: la schiuma è convogliata in tubazioni fisse da una postazione centralizzata, vicino al locale di spinta, che comprende lo schiumogeno stoccato in serbatoio.
Questi sistemi si attivano in modo manuale o attraverso un sistema di rivelazione e attuazione automatico.
In questo caso la criticità sta nei falsi allarme. Se devo proteggere un deposito da 100.000 L di gasolio, ovviamente dovrò stare molto attento a dare il consenso automatico. Se l’impianto partisse con un falso allarme, la schiuma finirebbe dentro il serbatoio, con gravissimo danno economico per la proprietà.
SEMIFISSI: in prossimità della zona di rischio sono installate postazioni fisse, con erogatori connessi con una tubazione ad una postazione a distanza di sicurezza. Il sistema di tubazione non include sempre l’apparecchio per la produzione dello schiumogeno. Questo può essere trasportato alla postazione sicura e connessa alla tubazione fissa dopo che l’incendio è partito.
GRUPPI MOBILI: sono costituiti da un fusto su un carrello con a bordo manichette e lance per l’espansione della schiuma. Posssono essere su ruote manovrati a mano o trainato, dipende dalla grandezza. Giunto sul posto basta collegarlo a un’alimentazione idrica, come gli idranti, e attraverso un sistema di miscelatore manuale genera schiuma usando un’alimentazione esterna.
PORTATILI: sono gli estintori a schiuma.
Gli impianti antincendio acqua schiuma ad acqua frazionata con agenti bagnanti.
Questi sono particolari tensioattivi che riducono la tensione superficiale dell’acqua con la quale sono miscelati. La miscela diventa in pratica un’acqua migliorata, sia nelle applicazioni di solo raffreddamento sia come agente estinguente su incendi di classe A e B.
Il miscelatore sui gruppi mobili, quando l’acqua entra, crea al suo interno una zona di bassa pressione. Qui il liquido concentrato si miscela con l’acqua, che poi fluisce nell’erogatore. Il concentrato passa attraverso un orifizio che ne regola la portata e ne determina la percentuale di concentrazione nella soluzione finale.
Quindi da un orifizio viene presa l’acqua nel fusto e attraverso un regolatore manuale si determina la volumetria, cioè l’espansione della schiuma. Con un pomello è facilmente regolabile il rapporto di miscelazione.
I serbatoi con pre-mescolatori.
Sono serbatoi in pressione con una guaina, una membrana interna che contiene lo schiumogeno concentrato. La pressione dell’acqua preme su questa membrana in modo da pressurizzare lo schiumogeno e spingerlo verso il proporzionatore per effetto Venturi.
Il dosaggio così ottenuto attraverso l’aumento della velocità del flusso determina un abbassamento della pressione statica a causa della diminuzione del concentrato di schiuma.
Questo sistema è vantaggioso perché non è richiesto nessun tipo di sorgente di energia esterna per pressurizzare lo schiumogeno. Si usa la pressione stessa dell’acqua, con il limite che non è possibile procedere facilmente con la ricarica del serbatoio. È infatti usato per piccoli impianti.
Le pompe proporzionatrici.
impiegano un serbatoio aperto per lo stoccaggio del liquido concentrato, dal quale aspira la pompa.
Una valvola di bilanciamento automatico regola poi la pressione del liquido concentrato, in modo da eguagliare quella nell’acqua nel proporzionatore.
Il motore idraulico utilizza l’energia della pressione del flusso d’acqua per ruotare. Il motore quindi converte l’energia dell’acqua in potenza quando la rotazione della pompa si attiva.
La rotazione si trasmette alla pompa schiuma tramite un riduttore. Miscela la schiuma in modo corretto e la dirige verso gli erogatori attraverso una linea di distribuzione.
È chiaro quindi che gli impianti antincendio a schiuma sono molto complessi.
Sono impianti meno usuali e diffusi, quindi devi stare attento a chi li gestisce, cioè occorre che abbia adeguata esperienza.
Negli impianti schiuma è fondamentale la formazione al personale che si deve occupare della sorveglianza interna e il controllo dell’operato del tuo attuale manutentore.
Poiché questi impianti gestiscono aree ad alto rischio, è molto importante che tutto funzioni sempre, evidentemente un cartellino non ti può bastare.
Mi è capitato ad esempio un cliente che aveva le pompe volumetriche completamente inchiodate. E il colma era che aveva una manutenzione fatta da un’altra azienda appena tre mesi prima.
In questo caso l’impianto non avrebbe mai potuto funzionare ! Quindi per stare tranquillo, puoi contattarci e richiedere subito una consulenza gratuita per controllare il tuo impianto a schiuma.
Inoltre l’impianto a schiuma può essere interconnesso sia con la rivelazione fumi che con il gruppo pompa antincendio. Oltre a quelle degli impianti schiuma, bisogna quindi conoscere le norme di riferimento di tutti gli impianti coinvolti.
Le norme di riferimento per gli impianti antincendio a schiuma sono la UNI 13565 e la UNI 1568.
La prima norma riguarda i requisiti e i metodi di prova per i componenti dell’impianto, la progettazione, la costruzione e la manutenzione.
La norma UNI 1568 invece tratta gli agenti estinguenti, in particolare le proprietà chimiche-fisiche. Infatti per ogni tipologia di materiale, esiste uno specifico schiumogeno da utilizzare.
Per questo è importante che il manutentore antincendio abbia sempre una visione a 360° della prevenzione incendi.
Come sempre deve essere compilata la relativa check-list di manutenzione e data una copia al responsabile dell’attività.
Attenzione! Siccome sei sempre responsabile del corretto funzionamento del tuo impianto (ormai l’avrai capito), ricordati che devi gestire le eventuali anomalie riscontrate dopo la manutenzione.
Il Sistema Manutenzione Protetta che ho ideato gestisce in automatico il tutto, permettendoti di risolvere i problemi in serenità.
Ti accompagniamo in questo percorso in maniera automatica. A volte può succedere che il manutentore segnali le anomalie, ma che poi l’utente si scordi di gestirle.
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