La protezione antincendio degli archivi è una delle questioni più delicate in questo settore. Perché questi spazi sono forse tra i luoghi più importanti per le nostre comunità.
Contengono documenti a volte vitali e opere d’arte preziose e rare. Potremmo quasi paragonarli a moderne stanze del tesoro, che custodiscono opere e materiali spesso essenziali.
Gli archivi sono luoghi importanti e come tali devono essere protetti. Uno dei pericoli maggiori a cui possono andare incontro sono proprio gli incendi. Ma non solo…
Quando un’azienda privata, un ente pubblico, un museo o una fondazione culturale devono gestire un archivio fisico si presentano sempre parecchi i problemi.
Un archivio occupa spesso grandi spazi e, anche se si cercano metodi per compattare il materiale, è difficile tenere sotto controllo la sua “crescita”. Questo soprattutto a causa dell’aumentare del volume di carta al suo interno.
Una biblioteca può decidere di contenere il numero di libri per non superare la capienza prevista. Ma l’archivio di un tribunale non può sapere come varierà in futuro il volume di documentazione.
Ci sono poi gli archivi di materiale prezioso artistico, come quadri, manoscritti, manufatti vari. Li gestiscono musei o fondazioni culturali e occupano di norma spazi ancora più estesi.
Inoltre, nei locali bisogna mantenere livelli di umidità e temperatura tali da non danneggiare i documenti presenti e garantire una protezione antincendio di alto livello.
Il rischio incendio.
Quindi, gestire un archivio e la sua sicurezza, come ti ho accennato, non è semplice. Soprattutto perché oltre alla protezione, bisogna consentire la consultazione e il prelievo dei materiali stessi.
Una dei problemi da affrontare è il rischio incendio. Che, come immaginerai, per gli archivi cartacei e per quelli che contengono opere d’arte, è molto elevato.
È ovvio! Un locale pieno di carta o di quadri è un luogo con un notevole pericolo di sviluppare un incendio, anche di grandi proporzioni.
Questo rischio si misura con il calcolo del carico d’incendio.
Si valuta la quantità di calore che si svilupperebbe da una combustione totali dei materiali, rapportandola alla dimensione del locale stesso.
Il carico d’incendio degli archivi è spesso molto elevato. Questo sia per la natura dei materiali contenuti, sia per la loro quantità in rapporto alle dimensioni del locale.
Inoltre, vi possono essere almeno due livelli diversi di sicurezza richiesta.
Come prima cosa è necessario che un eventuale incendio non provochi il collasso della struttura architettonica e non provochi vittime.
In secondo luogo, è indispensabile proteggere in modo efficiente tutto il contenuto dell’archivio.
Certo, in alcuni casi si può trattare il materiale come qualunque altro depositato in un magazzino. Perderlo, pur rappresentando un danno per la proprietà, è un evento che può essere messo in conto.
Ma in altri casi, soprattutto se si tratta di opere d’arte, documenti antichi, preziosi o importanti, bisogna in ogni modo scongiurare la loro distruzione.
Per ogni diverso livello di sicurezza ci sono diverse soluzioni tecniche in grado di ottenere il risultato richiesto. Naturalmente con investimenti economici proporzionati.
Risparmiare… spazio.
La prima cosa da tenere presente per proteggere e gestire un archivio è ridurre lo spazio. Bisogna raccogliere il materiale in uno spazio il più possibile contenuto e rendere comunque possibile una consultazione agevole di ogni documento o oggetto presente.
Per venire incontro alle diverse esigenze ci sono alcune soluzioni tecniche, ciascuna caratterizzata da specifici livelli di protezione:
- archivi verticali
- compattabili
- ignifughi
Tra le tecnologie più diffuse per ridurre lo spazio destinato a un archivio ci sono gli archivi rotanti verticali e quelli compattabili.
Un archivio rotante è un sistema automatico, dotato di una serie di mensole che scorrono su guide verticali mediante delle catene. Consente di sfruttare l’altezza tra due piani ed evita a chi deve consultare i documenti di muoversi dal proprio ufficio.
Di solito, infatti, sulle mensole sono sistemati i faldoni coi documenti o gli oggetti che fanno parte dell’archivio. Questo è posizionato tra l’ufficio in cui sono consultati e un locale sottostante, spesso un seminterrato.
Su richiesta, il sistema di catene scorre per portare al punto di prelievo la mensola con il documento richiesto, che può quindi essere prelevato.
Si tratta quindi di un sistema molto comodo per il prelievo. Richiede però una struttura architettonica adeguata non sempre disponibile.
Un archivio compattabile è invece costituito da una serie di scaffalature. Queste possono scorrere su guide nel pavimento del locale così da eliminare del tutto lo spazio tra di esse.
Spostando gli scaffali in modo appropriato si crea il corridoio di passaggio adatto per raggiungere il documento richiesto. I restanti scaffali rimangono addossati tra loro e occupano uno spazio limitato.
In questo caso, l’archivio si sviluppa in orizzontale in qualsiasi tipo di locali. Il risparmio di spazio è notevole rispetto alla soluzione a scaffalature fisse.
Inoltre, è possibile rendere questo tipo di archivio del tutto ignifugo.
Le nuove tecnologia mette a disposizione scaffali che si sigillano tra di loro. Resistono al fuoco per lungo tempo, salvaguardando il materiale e azzerando il carico d’incendio.
Al momento dello sviluppo di un incendio gli scaffali ignifughi si chiudono, per mezzo di guaine intumescenti. All’aumentare della temperatura si dilatano sigillandosi del tutto e permettendo così di salvare interamente tutti i documenti o le opere d’arte contenute.
Così si limitano i rischi e si salvano i materiali. Ma quali sono i sistemi più adatti per la protezione antincendio degli archivi?
In base al livello di conservazione richiesto, ci sono diverse soluzioni per l’impianto di spegnimento incendi. La tecnologia mette a disposizione una serie di sistemi di protezione antincendio per gli archivi.
- automatici sprinkler, eventualmente di tipo a preazione;
- watermist, basati sull’impiego di ugelli chiusi tipo sprinkler, associato ad un sistema di rivelazione per allarme precoce;
- gas estinguenti, di tipo inerte o chimico, corredati di apposito impianto di rilevazione d’incendio;
- aerosol condensato associato ad un sistema di rivelazione di incendio.
Questi sistemi di protezione antincendio degli archivi hanno prestazioni diverse e si considerano più o meno adatti a seconda dei casi. Se scelgono soprattutto in funzione del “danno residuo” che è intrinseco nel loro utilizzo. Anche il fattore economico poi non è trascurabile nella selezione.
Sistema Sprinkler per la protezione antincendio degli archivi.
Ti ho già ampiamente parlato di questa tecnologia. Ti ricordo solo che si basa sull’installazione al soffitto di una rete di tubazioni che sono caricate con acqua in pressione.
La rete è costituita da ugelli chiusi che si aprono al raggiungimento di una certa temperatura, circa 70° nel caso di un archivio.
Un intervento del sistema comporta già di per sé un certo livello di danno per il contenuto. Che comunque si trova già in un incendio significativo che ha raggiunto la temperatura di 70 e più gradi centigradi al soffitto.
Giusto per darti un’idea. Il primo sprinkler che interviene sull’incendio erogherà da un minimo di 100 fino ad un massimo di 200 ed oltre litri per minuto. Non importa quindi che ti spieghi che tipo di danno l’acqua può causare sia all’archivio che all’edificio.
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Sistema Water mist per la protezione antincendio degli archivi.
La tecnologia water mist è una delle più innovative sul mercato e prevede l’erogazione di acqua in goccioline suddivise.
È anche caratterizzata da un ridotto danno da acqua, proprio grazie alla minore quantità scaricata.
Rispetto ai valori degli sprinkler, infatti, sono disponibili sistemi che possono operare con portate specifiche per ciascun ugello dell’ordine dei 15-30 lpm. Contro le centinaia di lpm menzionati per i sistemi sprinkler tradizionali.
Il funzionamento si basa sull’impiego di ugelli chiusi da un elemento fusibile con intervento automatico.
Ne segue che anch’essi sono destinati all’intervento quando l’incendio è già sviluppato e la temperatura al soffitto dell’ambiente ha raggiunto valori superiori ai 70 °C.
Possono ben controllare gli incendi nei locali destinati ad archivio, ma solo se puoi mettere in conto la perdita di una quantità di documenti immagazzinati.
Il danno sull’edificio è però di gran lunga minore. Inoltre, questo tipo di impianto di protezione antincendio per gli archivi è meno invasivo grazie alla dimensioni ridotte delle tubazioni.
È poi essenziale che il sistema sia stato provato secondo un protocollo di prova internazionalmente riconosciuto. Sfortunatamente non vi è alcun protocollo formalmente pubblicato per gli scenari d’incendio tipici degli archivi.
Per questo bisogna far riferimento a protocolli più generali. Se l’archivio è di quelli classici avrà scaffalature di altezza 2-2,2 m, larghezza 40 + 40 cm e corridoi di circa 80 cm. In questa condizione ’archivio può essere considerato, secondo la normativa NFPA 13, come livello di pericolo Light, secondo la norma americana.
Piccola parentesi per farti capire meglio. La norma americana classifica come LH attività a pericolo d’incendio simili a quelle che la normativa europea classifica OH1.
Secondo questo ragionamento si applica a un edificio adibito ad archivio storico somigliante ad una biblioteca la classificazione LH americana oppure OH1 europea.
Quindi si possono usare sistemi testati secondo il protocollo LH americano pubblicato da FM Approval. Oppure secondo il protocollo europeo per gli uffici pubblicato dal CENnella prima edizione della TS 14972 sui sistemi water mist.
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Sistema antincendio a gas estinguente per la protezione antincendio degli archivi.
La tecnologia più usata è quella basata sull’impiego di gas estinguenti. Un sistema di rivelazione, il più possibile precoce e affidabile, attiva un allarme in caso d’incendio. Se non diversamente operato dalla squadra di emergenza, ordina la scarica di gas per arrestare la combustione.
Il sistema è progettato per stabilire una certa concentrazione di gas estinguente, caratteristica dello specifico gas. Comporta quindi la predisposizione di una quantità di gas proporzionale direttamente al volume complessivo da proteggere.
I gas sono di tipo “inerte” che operano per semplice diluizione dell’ossigeno presente all’interno del locale fino ad un livello inferiore al 12%.
Oppure di tipo chimico che agiscono per inibizione chimica del processo di combustione.
In questo secondo caso si ha il vantaggio di poter stoccare un volume nettamente minore di gas. I gas chimici sono tutti immagazzinati allo stato liquido. Ma hanno un maggior costo di ricarica e possono formare sottoprodotti corrosivi in caso di intervento ritardato.
Una limitazione è la necessità di mantenere la concentrazione di gas per un tempo di 10 minuti, per garantire lo spegnimento del focolaio.
Dovrai quindi verificare la tenuta dei locali, mediante il “Door Fan Integrity Test”. In caso il test non andasse a buon fine, dovrai però scegliere un altro impianto per la protezione degli archivi.
Altro problema dei sistemi a gas per la protezione antincendio degli archivi riguarda la tossicità dell’estinguente gassoso, che può anche essere letale se inalato.
La tragedia all’Archivio di Stato di Arezzo di qualche tempo fa ne è solo una delle più tristi testimonianze.
Inoltre l’immissione di gas all’interno del volume protetto comporta l’abbassamento della concentrazione dell’ossigeno. Chi si trovasse all’interno avrebbe davvero poche possibilità di sopravvivenza.
Inoltre i residui post-scarica sono corrosivi per il materiale contenuto nell’archivio.
Nella progettazione del sistema poi si deve prendere in considerazione qualunque eventuale pericolo per il personale creato dalla scarica di agenti estinguenti gassosi.
La scarica di un sistema può causare rumore sufficientemente alto da essere motivo di allarme, ma generalmente insufficiente da causare una lesione traumatica.
Una scarica ad alta velocità potrebbe spostare oggetti consistenti direttamente sulla traiettoria e causare una turbolenza sufficiente a spostare carta e oggetti leggeri non fissati.
Il contatto diretto con agenti estinguenti liquefatti ha un forte effetto raffreddante sugli oggetti e può causare ustioni da congelamento sulla pelle.
Bisogna quindi evitare l’esposizione non necessaria a tutti gli agenti estinguenti gassosi.
In conclusione, gli impianti a gas sono molto validi per gli archivi, ma portano con sé diversi rischi. È molto importante progettarli con attenzione, magari con il contributo dell’occhio esperto di un manutentore.
Anche il personale al lavoro nell’archivio dovrà essere formato e in grado di gestire situazioni di emergenza.
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Sistema antincendio ad aerosol condensato per la protezione antincendio degli archivi.
L’aerosol condensato è la tecnologia più innovativa disponibile sul mercato. È forse la migliore per la protezione di ambienti come gli archivi cartacei.
È un sistema antincendio automatico comandato da un impianto di rivelazione incendi. Attiva un allarme in caso d’incendio e, se non diversamente operato dalla squadra di emergenza, comanda l’attivazione dell’impianto.
Il sistema di spegnimento ad aerosol, viene realizzato mediante l’utilizzo di appositi Erogatori Antincendio. L’agente estinguente sono Sali di Potassio in forma solida, secondo le concentrazioni e le indicazioni di progetto indicate dal costruttore.
L’attivazione della reazione di innesco della massa solida deriva dal circuito elettrico interno di attivazione. L’immediato cambiamento di stato del composto, si manifesta con l’emissione di particelle di Aerosol di Sali di Potassio, in grado di esercitare una doppia azione.
Il meccanismo d’azione prevede il blocco dell’auto-catalisi dell’incendio. Si ha così l’inibizione dei radicali che sostengono la reazione di combustione in una doppia azione fisica e chimica.
L’azione estinguente dell’Aerosol di Sali di Potassio non avviene né per soffocamento né per raffreddamento, ma con un meccanismo simile a quello delle sostanze alogenate.
I principali vantaggi del sistema di spegnimento automatico ad Aerosol sono:
- Semplicità di progettazione
- Facilità di Installazione;
- Flessibilità per l’eventuale riduzione o ampliamento dell’impianto nel tempo;
- Nessuna necessità di contenitori in bombole ad alta o altissima pressione;
- Assenza di sovrappressioni durante la scarica;
- Non è necessario effettuare il Door-Fan test (obbligatorio per i gas) ne occorre installare valvole di sovrappressione;
- Facilità di Manutenzione;
- Longevità del sistema;
- Idoneità alla protezione di archivi e biblioteche anche storiche.
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