La manutenzione subito dopo l’installazione di un impianto antincendio non è quasi mai tenuta nella giusta considerazione al momento della progettazione.
Perché al tuo progettista, di solito, importa poco di quello che succede dopo l’installazione dell’impianto.
Certo, la costruzione e la successiva gestione di un impianto antincendio sono sempre e comunque subordinati a una prima fondamentale fase progettuale. È fondamentale, perché spesso si tratta di più impianti che devono essere progettati per essere poi integrati tra loro.
In ogni caso, progettazione e installazione sono fasi delicate, con tantissimi aspetti e dettagli che progettisti e tecnici devono studiare e tenere in considerazione. Soprattutto in previsione di ampliamenti o lavori successivi.
Capita spesso, infatti, che il titolare di un’azienda ha una necessità di ampliare l’attività. Oppure deve costruire una nuova unità produttiva, un nuovo capannone o un nuovo stabilimento. A volte deve creare una vera e propria nuova azienda.
Normalmente, chi deve aggiornare o costruire nuovi impianti antincendio contatta dei professionisti. In questo caso si parla sempre di professionisti antincendio iscritti all’albo ministeriale e abilitati secondo il Decreto legislativo 139 del 2006 (ex legge 818/84).
Questi professionisti sono formati e specializzati alla prevenzione antincendio e autorizzati al rilascio delle certificazioni delle dichiarazioni relativi alla normativa di prevenzione incendi.
Una volta ottenuto l’incarico, il progettista redige un piano antincendio con la relazione di calcolo del carico di incendio. In base poi al nuovo Codice Prevenzione Incendi stabilisce le misure compensative antincendio e completa il progetto finale.
Può essere un impianto di spegnimento sprinkler o a schiuma, un sistema di rivelazione fumi e allarme, un ampliamento di attrezzature come idranti o estintori… Insomma, dipende da cosa serve al nuovo capannone o struttura.
Successivamente, sulla base del progetto il titolare deve capire a chi affidare l’installazione di questo impianto.
Di solito, anzi, circa il 99,2% la scelta ricade su un’azienda di installazione che non è poi quella che segue la manutenzione successiva. Questo perché spesso ci sono aziende strutturate proprio per i montaggi.
Ormai molte volte, come in caso di magazzini meccanizzati, queste aziende lavorano in commissioning. Lavorano cioè in subappalto al produttore del magazzino, che poi offre il pacchetto completo al cliente.
Quindi, una volta ampliata l’attività e dotata del necessario sistema antincendio, bisogna individuare il manutentore. Ora potrei aprire un capitolo a parte, anzi potrei scriverci un libro (in realtà l’ho fatto…).
Ma vorrei invece passare oltre e arrivare al punto e al problema principale. Ecco, quindi, qual è il problema di una progettazione di un impianto antincendio che dimentica la manutenzione?
Che né il progettista né l’installatore hanno il focus sulla manutenzione. Ecco il problema. Ma troppo spesso è sottovalutato e non preso nella giusta considerazione.
In questi anni ho visto decine e decine di impianti montati a regola d’arte, secondo quanto indicato dal progettista. Ma è praticamente impossibile farli la manutenzione.
Se non attraverso delle modifiche o dei piani personalizzati per gestirli. Entrambe opzioni che chiaramente fanno lievitare i costi.
Questo perché, fondamentalmente, il problema che non si pongono mai i progettisti è cosa succede dopo l’installazione.
Per esempio, mi sono ritrovato progettisti che avevano messo dei rivelatori di fumo nei pressi delle cucine. E sai cosa succedeva? Scattavano allarmi continui.
Oppure ho anche visto con i miei occhi rivelatori inaccessibili e centraline antincendio montate in quota. E quindi non gestibili da terra. Oppure barriere lineari montate in ambienti molto sporchi e collegate a impianti automatici. Con malfunzionamenti continui.
Insomma, credimi, ne ho viste e se ne vedono davvero di tutte i colori.
Intendiamoci, sono tutti progetti che rispettano le regole. Però a questi impianti nuovi e a norma, molto semplicemente, non è possibile fare la manutenzione. E nessun manutentore sano di mente lo prenderebbe in carico.
O meglio. Dopo la progettazione e installazione, bisogna modificare l’impianto antincendio per poterlo prendere in carico e procedere con la manutenzione.
La cosa, come ti ho detto, fa ovviamente aumentare i costi, allungare i tempi e moltiplicare la quantità di scartoffie burocratiche da firmare e controfirmare… Insomma, meglio evitare.
Magari affidandosi all’unica azienda che adotta il SISTEMA MANUTENZIONE PROTETTA. In questo modo hai il vantaggio che installiamo anche l’impianto. Così hai un unico interlocutore con cui avere a che fare.
Già in fase di costruzione, noi siamo in grado di interfacciarci anche col progettista e dare delle indicazioni per allungare la vita dell’impianto. Facendo da subito quelle eventuali modifiche al progetto per rendere poi più facile la gestione della manutenzione.
Perché a volte non è solo una questione di spendere di più. Ma anche più semplicemente di concepire l’impianto già da subito per una manutenzione efficiente. Che appunto allungherà la vita dell’impianto stesso.
Spesso, infatti, molti impianti mal progettati per la manutenzione vengono semplicemente lasciati morire lì come sono. Oppure devono essere completamente rivisti prima che facciano danni.
Per esempio, se un impianto di rivelazione fumi è mal calcolato e per questo va in allarme spesso, il titolare a volte decide di spegnerlo. Così tanti saluti a prevenzione, sicurezza e ai soldi spesi. Per di più, rischia anche sanzioni in caso di controllo.
Se poi l’allarme è collegato a un impianto schiuma o aerosol o a gas è un problema enorme. Perché poi bisogna gestire la scarica del gas o della schiuma. Ci possono essere danni ingenti alla struttura e anche pericolo per le persone.
Per questi motivi, quindi, la progettazione di un impianto antincendio si deve sempre comunque stringere a doppio filo con la fase di manutenzione successiva.
Ma questo purtroppo non lo fanno quasi mai.
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